UN SEMAFORO, UN MURO, UN CULO E...LA PACE

17.10.2010 01:08

Un sabato pomeriggio… su una strada trafficatissima che porta verso il centro città, tutti in fila tante auto che portano persone che si butteranno sullo struscio nella via più figa della città e nello shopping prefestivo, tutta gente che non ha problemi (o perlomeno fa finta di non averli). Incolonnati al semaforo che rallenta di molto la “corsa” al sentirsi (almeno al sabato) tutti benestanti.


Il semaforo è la in fondo, è rosso… i pensieri sono tutti rivolti al parcheggio… ehh sì, perché bisogna fare quasi una strategia militare, per trovare dove mettere l’auto che deve essere il più vicino possibile ai nostri obbiettivi (i negozi).

Mentre questi pensieri (del cazzo) scorrono nella mente, e la colonna delle auto è ferma… distrattamente volgiamo lo sguardo a destra, oltre il marciapiede… oltre la pista ciclabile: cè quel muro! Imponente, malconcio e tutto sbrecciato. Oltre quel muro cè una struttura industriale immensa, abbandonata da decenni, li scorre una vita parallela alla nostra, quel posto è popolato di persone che nessuno ha costretto a stare lì. La maggior parte di loro sono extracomunitari che per scelta o per difficoltà ad inserirsi nella nostra cultura vivono lì. In quel luogo, il rispetto della vita umana non ha quasi nessun valore, ci vivono persone ai margini della società civile.

Nessuno di quelli incolonnati al semaforo, farà mai parte di quel mondo… nessuno di quel mondo, si metterà mai in coda al semaforo, li divide solo un muro… che se anche non ci fosse, non mescolerebbe mai queste persone. Il muro sbrecciato ha una fessura più ampia delle altre si vede oltre… c’è una persona di schiena accucciata, sta facendo i suoi bisogni fisiologici, nascondendosi dietro ad una siepe per non farsi vedere dagli “amici”, senza rendersi conto che sta mostrando il culo (e quanta ne fa), a un pubblico fermo a un semaforo… finite le operazioni di scarico, senza muoversi da quella posizione, allunga una mano e da un mucchio di immondizia li a fianco a lui, estrae un pezzo di stoffa… si vede dai gesti che fa (è sempre di schiena), la strappa in 2 parti. Con una di queste, si pulisce, la accartoccia e getta il pezzo di stoffa sul mucchio di immondizia… un colpo di vento ridistende il pezzo di stoffa si nota il  colore, anzi i colori (escludendo il colore del contenuto che aveva appena assorbito)… quelli sono i colori della bandiera della pace… che ha adornato molti balconi delle nostre città.

Si alza, si tira su i pantaloni… e torna nel suo mondo senza accorgersi che c’erano decine di persone che lo stavano guardando. E senza rendersi conto che il desiderio della pace nel mondo (di chi aveva comprato e poi gettato quella bandiera) a lui ha dato dei benefici… la possibilità di pulirsi il culo.

Riconosco che ho appena raccontato una cagata (nel vero senso della parola). Ma vedendo questa scena non sono riuscito a sorridere… come ho notato che stavano facendo gli altri automobilisti.

Il semaforo torna verde… Finalmente la colonna si muove… i pensieri ritornano al nostro sabato pomeriggio…